Roma e il mondo
Se nella gestione del potere , il regime fascista non ebbe nella politica culturale interna i risultati attesi, tuttavia conseguì nei primi dieci anni della sua esistenza un notevole successo nel presentare favorevolmente la propria immagine agli altri Paesi attraverso una massiccia propaganda. In questo obiettivo la radio fu solo uno degli strumenti adottati dal regime per lo scopo, per raggiungere il quale venne adoperato ogni mezzo a disposizione, dalla stampa al cinema, alle pubblicazioni e persino alle agenzie turistiche. La propaganda fascista all’estero fu l’aspetto sul quale il regime investì la sua maggiore capacità di penetrazione e alla quale dovette in massima parte la credibilità che seppe conquistarsi (i).
La ragione del successo si può evidenziare nell’intuito di Gaetano Salvemini: " In Italia poteva far ingoiare ai sudditi tutto ciò che voleva, dato che aveva sterminato ogni opposizione. Fuori d’Italia non poteva rompere le teste. Doveva
conquistarle. E ne conquistò un gran numero, se non tutte" (ii).
"Non è un caso che le trasmissioni dell'Eiar dirette a paesi stranieri si sviluppino in coincidenza con l'affermarsi dell'informazione di attualità e del giornale radio. All'origine della radiopropaganda per l'estero c'è, in più un'esigenza di natura esclusivamente politica" (iii).
Il metodo di propaganda era lo stesso che veniva utilizzato all’interno, fare cioé in modo che venisse presentata solo una faccia della realtà del Paese, così la politica messa in atto in Italia dal regime fu praticata anche a conquistarsi il favore dell’opinione pubblica straniera. In questo senso la propaganda divenne un elemento della politica estera fascista, almeno fino a quando i disastri militari del ‘41-’43 non rivelarono al mondo il bluff nel quale essa si fondava.
E’ difficile indicare precisamente il momento della nascita dell’attività dell'Eiar rivolta al pubblico internazionale, poiché non vi fu un piano ben definito ne la consapevolezza della funzione della radio per l’estero (iv).
Le iniziative prese nel corso degli anni '30 furono solo una risposta a sollecitazioni esterne, oppure un tentativo di controbattere l’azione della propaganda antifascista. Si può assumere come data simbolica per l’inizio della radio per l’estero il 1° gennaio del 1931, quando Mussolini pronunciò al microfono di Radio Roma un breve discorso in inglese destinato al pubblico nordamericano e ritrasmesso negli Stati Uniti e nel Canada (v), la trasmissione inaugurò con le parole del duce i contatti internazionali della radio italiana.
Restò però un episodio isolato, cui non seguì nessun programma politico preciso, cui bisogna aggiungere che gli impianti dell’Eiar e la stessa struttura dell’ente non consentivano ancora di diffondere programmi molto al di la dei confini, solo le emissioni di Prato Smeraldo (vi) potevano dopo il 1930 coprire distanze intercontinentali.
Dopo la trasmissione del 1° gennaio 1931 la stazione di Prato Smeraldo aveva contribuito alla diffusione dei messaggi di Marconi, Marinetti, Farinelli, e Marpicati agli intellettuali di tutto il mondo, in occasione del decennale del regime nell’ottobre del ‘32 (vii).
Certamente fin dalla nascita la radio italiana era ascoltata all'estero, ma l'interesse riguardava le trasmissioni musicali.
I primi timidi timidi accenni alla rilevanza politica nelle trasmissioni per l'estero si hanno nel 1928 quando venne decisa dal Comitato Superiore di Vigilanza sulle Radiodiffusioni la costruzione di una stazione a onda corta a Roma, il cui scopo era proprio quello di far giungere i programmi nazionali in America e nelle colonie italiane in Africa (viii).
La prima originale azione dell'Eiar in campo internazionale fu la nascita di Radio Bari (ix). Le prime emissioni irradiate da Radio Bari, a partire dal 15 agosto 1933, furono in lingua albanese.
Si trattava di un modesto programma di informazioni economiche organizzato dalla Camera del Commercio italo-orientale di Bari (x). Queste trasmissioni erano curate da un giornalista albanese: Sopoti Mazar.
Di carattere più spiccatamente politiche furono le trasmissioni dirette verso la penisola balcanica e i paesi arabi.
Nel 1934 Radio Bari iniziò le trasmissioni per i paesi arabi e ben presto i suoi appuntamenti trisettimanali con notiziari, musiche varie e conferenze, divennero molto noti (xi).
Bari fu la prima emittente araba in tutto il bacino mediterraneo. Essa nacque per dare una risposta alle richieste della Libia e di altri paesi arabi di trasmissioni in lingua, e difatti l'intervento dell'Eiar nel mondo arabo resta l'aspetto più originale della propaganda radio all'estero in quel periodo.
Altre forme di presenza internazionale della radio italiana fra il '34 e il '35 è costituita dai notiziari in alcune lingue europee e dalla utilizzazione di impianti direzionali ad onde corte per trasmissioni dirette in America. Agli inizi del 1935 si intensificarono le trasmissioni per gli Stati Uniti. Con le trasmissioni dirette verso le due Americhe si cercava di consolidare le relazioni con le comunità italiane e con i governi del nuovo continente; inoltre si cercava di dare "un
immagine dell'Italia completamente trasformata da quella che gli emigrati avevano nella memoria" (xii).
Nella imminenza del conflitto etiopico le trasmissioni per l'estero furono estese anche all'Africa orientale e durante il conflitto i vari programmi furono intensificati fino a divenire quotidiani: non erano altro che una riproduzione dei
programmi irradiati per il territorio nazionale.
Il conflitto etiopico fu preceduto da una massiccia propaganda che accompagnò la controversia fra Società delle Nazioni e lo Stato italiano. Durante l'escalation della politica estera in senso colonialista di Mussolini, numerose erano le perplessità nello spirito pubblico italiano sulla necessità dell'avventura etiopica. Se da una parte vi era una relativa stabilità del regime, dall'altra cominciano a manifestarsi i primi sintomi di malessere e di malcontenti, soprattutto tra le masse popolari. Di contro ciò si cercava di trasformare l'acquiescenza degli anni della crisi economica in uno stato di tensione pubblica permanente, di adesione emotiva, di clima di guerra. Si trattava di imprimere una svolta alla qualità del consenso.In questa fase la radio venne rivalutata. Perché soltanto essa poteva consentire un immediata diffusione del messaggio politico e la ricezione simultanea di esso sull'intero territorio nazionale.
"Il discorso che il duce pronunziò il 2 ottobre 1935 sulla guerra contro l'Etiopia, nella cornice di una radiocronaca propiziatrice di attese e di effetti, presentava caratteristiche completamente diverse e nuove rispetto alle precedenti manifestazioni. Fino ad allora alla radio era toccato il compito della pura riproduzione simultanea degli spettacoli oratorii del duce. Questa volta il ruolo della radio era mutato. Essa era divenuta la componente essenziale e indispensabile della manifestazione. Per la prima volta il capo fascista si rivolgeva direttamente all'intero Paese, alla grande platea nazionale per esaltare l'immagine collettiva di un popolo in ascolto: "Venti milioni di uomini sono in questo momento raccolti nelle
piazze di tutta Italia. E' la più gigantesca dimostrazione che la storia del genere umano ricordi. Venti milioni: ma un cuore solo, una volontà sola, una decisione sola. Questa manifestazione vuole significare che l'identità tra Italia e Fascismo é perfetta, assoluta, inalterabile". Era il riconoscimento del ruolo centrale della radio nel determinare il modo stesso con cui il regime fascista si riconosceva e si mobilitava. La radio assicurava l'identità tra l'Italia e il fascismo. L'ampiezza del rapporto simultaneo, ma, più ancora, la tempestività con cui l'apparato radiofonico aveva funzionato, la collaborazione tra le centrali politiche e l'Eiar e soprattutto il raccordo tra le organizzazioni periferiche del regime e i terminali occasionali della radiodiffusione avevano superato il più severo collaudo" (xiii).
Si delinea così l'"impero" radiofonico fascista: la penisola balcanica, il Medio e Estremo Oriente, l'Africa settentrionale e Orientale da una parte; le due Americhe dall'altra.Uno dei primi provvedimenti di Galeazzo Ciano, in veste di sottosegretario alla Stampa e Propaganda, fu il coordinamento e l'incentivazione alla diffusione dei bollettini radiofonici a onde corte in italiano, inglese e tedesco.Per la parte internazionale l'Eiar si distingue, sempre per volere delle gerarchie del regime, nell'adoperare giornalisti di madrelingua e qualche esponente culturale dei singoli paesi. Ma In un primo momento la qualità dei bollettini per l'estero lasciavano a desiderare.
Così si esprimeva Gigi Michelotti, direttore del "Radiocorriere", con un giornalista torinese della "Gazzetta del popolo" :" I radiouditori in Germania quando ascoltano la radio della stazione Eiar di Milano non possono fare a meno di ridere. La trasmissione viene fatta in un tedesco così malamente tradotto che fa ridere [...] Più che un inconveniente è uno sconcio" (xiv).
Per quanto concerne il tipo di informazioni trasmesse nelle diverse lingue, da una parte c'è la sottolineatura del primato italiano fascista, dall'altra l'individuazione e l'incoraggiamento delle forze filofasciste.
Già nel '34 la subordinazione delle informazioni agli interessi del regime veniva notata all'estero con una radicale critica al sistema fascista di propaganda in Spagna (xv) e con uno scarso ascolto delle trasmissioni troppo retoriche negli StatiUniti (xvi).
Con il nuovo corso storico che Mussolini aveva assegnato all'Italia fascista, le trasmissioni per l'estero avevano la della voce di Roma.
In generale, tutte le trasmissioni dirette ai paesi del bacino mediterraneo, e al mondo arabo, dopo il 1936 rappresentarono un elemento considerevole di tutta la propaganda radiofonica fascista, chiamata ormai a interessarsi sempre maggiormente dell'aspetto politico internazionale.
Difatti la guerra di Spagna mobilitò l'apparato propagandistico della radio, tanto che il Ministro degli Esteri chiese un piano di trasmissioni in lingua spagnola e catalana, da mandare in onda dalle stazioni di Milano, Roma, Firenze e Genova.
Propio dalla Spagna, dove l'ambasciata italiana cercava di incoraggiare gli elementi filofascisti, provenivano trasmissioni antifasciste che misero in allarme le gerarchie del regime. Ma non sono solo le voci avversarie a farsi sentire via radio, perché altre stazioni antifasciste sono captabili in varie parti d'Italia.
Da questa prima individuazione della pericolosità antifascista proprio in un settore dominato dal controllo del regime deriva probabilmente la decisione di passare alla controffensiva radiofonica, per una organizzazione di disturbo delle trasmissioni ostili, con le trasmissioni di Radio Verdad che per quasi due anni costituirono una delle maggiori attività della radio all'estero. Le trasmissioni avrebbero dovuto figurare come provenienti da una stazione clandestina spagnola denominata "Radio Verdad" (Verità)xvii. La preparazione dei notiziari venne affidata ad personaggio spagnolo raccomandato dall'ambasciata di Spagna.
Questa iniziativa determinò un ulteriore progetto di emissione di altre due stazioni a Torino, al fine di controbattere le due stazioni ritenute più pericolose nella Spagna rossa, Barcellona e Madrid; il progetto non fu realizzato perché Radio Verdad ebbe un notevole successo e inoltre perché l'Eiar non poteva impegnare tante ore di trasmissione solo per il pubblico spagnolo, anche se era forte la preoccupazione italiana per l'azione delle emittenti rosse spagnole, che con i loro notiziari antifascisti anche in italiano minacciavano più di ogni altro avversario la gestione fascista del consenso attraverso la radio.
Radio Verdad viene così ad assumere una duplice funzione: da un lato agiva da disturbo per le emittenti della Spagna repubblicana, dall'altro svolgeva azione di propaganda nelle file rosse.
I metodi propagandistici di Radio Verdad erano i soliti dei mass media fascisti: scontro tra civiltà e barbarie, difesa dei valori tradizionali e religiosi contro l'ateismo bolscevico e anarchico.
Lo scontro tra emittenti italiane e spagnole
rappresentò uno dei primi casi di guerra radiofonica, che fece la sua prova generale in vista del secondo conflitto mondiale.
La partecipazione dell'Italia fascista alla guerra del generale Franco fece della radio per l'estero e soprattutto per la Spagna, non solo un settore speciale della propaganda all'estero, ma un elemento essenziale di supporto internazionale ed interno alla credibilità del regime.
Le trasmissioni di Radio Verdad ebbero un ruolo primario nell'informazione del pubblico spagnolo, in concorrenza quasi esclusivamente con le emittenti di parte antifascista. Già dopo alcune settimane di attività Radio Verdad aveva suscitato molto entusiasmo specialmente in Catalogna, tanto che i dirigenti franchisti cercarono di gestire direttamente le trasmissioni, chiedendo che esse venissero preparate a Salamanca, e che i servizi fossero messi in onda da una stazione locale ad onde corte e poi ritrasmessi dalle varie stazioni italiane.
I responsabili italiani rifiutarono, procedendo anzi a un maggior sfruttamento della situazione, che si rivelava sempre più utile in politica estera
Oltre i servizi di notiziari militari militari e politici tratti da fonti ufficiali, Radio Verdad utilizzò corrispondenze giornalistiche italiane, ma più dei notiziari radiofonici ai franchisti erano necessarie armi e gli aeroplani che il regime inviava loro, insieme alla Germania di Hitler, per giustificare la lotta contro il bolscevismo. La grandiosa campagna propagandistica che venne montata nei due stati totalitari contro il bolscevismo e la Terza internazionale ebbe notevoli effetti politico-morali in tutta Europa, e non manco di influenzare persino la Santa Sede (xviii).
Radio Verdad non fu l'unica emittente clandestina realizzata dal regime fascista.
Sempre nel quadro della reazione alla propaganda radiofonica antifascista, in particolar modo a quella comunista , e che si inseriva nel più ampio piano del patto anticomintern. La sera del 26 marzo 1938, al suono dell'Internazionale iniziavano le trasmissioni di Radio Mosca, emittente antistalinista. La gestione della propaganda antistalinista fu affidata al dottor Tommaso Napolitano, "profondo conoscitore" del mondo sovietico.
Il progetto si basava su un immaginario partito illegale, leninista ma antistalinista; chiaro l'intento di cercare di indebolire dall'interno il PC sovietico. Radio Mosca si presentò come la voce del partito dell'unione dei liberatori (Sojuz Osvobozdenija) (xix), il cui programma, con richiami leninisti, attribuiva al nuovo partito alcune idee del fascismo.
L'emittente ingannò l'opinione pubblica internazionale, la quale era convinta di trovarsi di fronte ad una vera opposizione antistaliniana. Ma quanto di tutto questo giungesse in Unione Sovietica é difficile dirlo; però una cosa è sicuro, stando a ciò che riportò la stampa internazionale: il governo sovietico operò azioni di disturbo durante le trasmissioni e la sua attività fu accuratamente seguita dalle alte gerarchie sovietiche, e le sue emissioni erano facilmente captabili in una vasta zona dell'Urss. In seguito al patto Molotov-Ribbentrop, Radio Mosca sospese le trasmissioni per riprenderle poi nel 1940 (xx).
A partire dal 1938 la propaganda é caratterizzata dal clima prebellico, sono anni, questi, che vedono il completo allineamento dell'Italia fascista alla Germania nazista (xxi). Le trasmissioni radio venivano diffuse in 23 lingue in tutti i continenti (xxii).
Nel gennaio 1939 iniziarono le trasmissioni di "Corsica Libera". si trattava di trasmissioni rivolte a suscitare sentimenti antifrancesi e facevano parte di un chiaro disegno annessionistico dell'Italia, che veniva abilmente tenuto nascosto per non toccare la molla dello spirito indipendentista del popolo corso(xxiii).
Il massimo sforzo propagandistico della radio italiana fu compiuto fra il 1939 e il 1943, e fu diretto verso i paesi arabi (xxiv): Radio Bari (xxv) divenne famosissima per le sue trasmissioni dirette in Siria, Palestina, Libano, Iraq,, Egitto, Algeria, Tunisia e Marocco.
Con tali trasmissioni si cercava di sfruttare i sentimenti anticolonialisti e antimperialisti delle popolazioni indigene sottoposte al dominio francese e britannico, facendo apparire in piena luce l'azione liberatrice delle forze dell'Asse (xxvi).
Non era facile tenera testa alla concorrenza delle trasmissioni estere in lingua araba.
"Difetti di pronuncia, inconvenienti tecnici, un uso spesso letterario della lingua araba non sempre compresa facilmente dalle popolazioni del Nord Africa, rendevano effettivamente assai problematica l'efficacia della propaganda che, dal 1940, trovò nelle trasmissioni inglesi, emesse da Radio Londra e Radio Daventry un temibile concorrente......" (xxvii).
Una delle caratteristiche dell'onda sonora radiofonica è la sua dimensione internazionale, e le varie società radiofoniche avevano impostato la loro propaganda proprio sul "mondo in casa" che l'apparecchio offriva ai radioascoltatori.
Anche l'ente radiofonico italiano aveva dato grande rilievo ai programmi stranieri e da parte fascista non si evidenziava nessun tipo di preoccupazione nei confronti della radiofonia internazionale, tanto che nel 1934 e nel 1935, il "Radiocorriere" riportava gli estremi delle conversazioni in lingue estere trasmesse dalle stazioni sovietiche.
A cavallo tra il '35 - '36, in coincidenza del conflitto etiopico e della guerra civile spagnola, l'ascolto radiofonico cresce a ritmi notevoli: ciò fu dovuto, sia alla ricerca continua di notizie di prima mano sui famigliari sotto le armi, sia alla esigenza di un'informazione completa sull'effettivo andamento dell'operazioni belliche (xxviii).
L'effetto più evidente provocato da questo aumento dell'ascolto radiofonico fu "un cambiamento evidente nelle abitudini serali degli italiani": "[...] Come sono lontani i tempi quando a passar lietamente la serata familiare bastavano quattro chiacchere, una tazza di tè, una torta, [...] e un pò di musica. [...] Ma ancora nelle case una buona radio riconduce ora piacevolmente il modo di trascorrere una lieta serata. Avviene che mentre girate il bottone magico, in traccia del giornale radio, cogliete a volo qualche brano di una trasmissione di altro genere: opera, commedia, concerto, conversazione, radiocronaca. Captata l'onda che si cercava, udito quel che si voleva ascoltare, quel brano udito a caso opera sulla curiosità e sul desiderio. Si torna a quel punto della scala indicatrice della lunghezza d'onda sul quale ci si era momentaneamente fermati... e magari vi ci si ferma per tutta la serata, rimandando l'uscita che si aveva in programma [...] Roma, Parigi, Londra, Berlino si susseguono, se vi piace, a parlarvi dalla bocca rotonda dell'altoparlante" (xxix).
Ma il giornalista del "Radiocorriere" non si rendeva conto del pericolo che correva il monolitismo del regime da queste forme di ascolto collettivo.
L'aumento del ascolto provocò anche la adozione, da parte del ministero per la Stampa e la Propaganda, di misure di prevenzione e di interdizione all'ascolto delle radio straniere, che furono prese a partire dall'ottobre 1935: si vietava l'ascolto delle stazioni straniere nei locali pubblici (xxx). Divieto che riguardava gli ascoltatori che comprendevano le lingue straniere.
E' proprio in questi anni che germogliano le premesse di quello che, durante il secondo conflitto mondiale, sarà conosciuto come l'"ascolto clandestino di massa".
anno | Imputati | pene comminate (in mesi) |
1935 | 1 | 7 |
1936 | 8 | 36 |
1937 | 77 | 954 |
1938 | 21 | 28 |
1939 | 2 | 26 |
La repressione dell'ascolto (xxxi) |
La mancanza di un vero e proprio apparecchio popolare fa crescere l'ascolto collettivo di gruppo e il moltiplicarsi dei centri di clandestini di ascolto, aumentano anche i sotterfugi per potersi accaparrare l'apparecchio necessario,sottraendosi non solo alla tassa di abbonamento, ma anche alla sorveglianza della polizia e dei fascisti:
"Siccome i mezzi finanziari non permettono a tutti di avere una radio ___ riportava un anonimo militante antifascista in un documento di partito ___ e neppure coloro che la posseggono possono invitare in massa gli amici a causa dell'assiduo controllo poliziesco,allora si escogitano ogni sorta di trovate per rimediare a tali disgrazie. La più comune è quella di andare da un rivenditore di radio, fargli credere ci comperarla e farsela dare in prestito per una decina di giorni o quindici, dopo naturalmente gli viene riportata. Infine molti radiotecnici improvvisati si hanno, non è raro vedere da questi, con pezzi che a un radiotecnico non sarebbero serviti a niente, montare una radio che servono benissimo allo scopo [...] Il fatto è che l'interessamento ___ in seguito ai fatti di Spagna ___ degli operai e dei contadini, sempre più grande che dimostrano per la radio, ha preoccupato le autorità e fattogli prendere misure severe. In questa è proibito nei locali pubblici, la radiodiffusione, e nelle case ove personalmente si possegga la radio è proibito invitare amici ad ascoltare" (xxxii).
La radio dava la possibilità di un ascolto non solo non velinato, ma variato e personalizzato, sintonizzandosi sulle stazioni estere e sulle prime centrali radio della propaganda antifascista.
Fino al 1936 il movimento antifascista sottovalutò la grande forza della radio nella propaganda interna del Paese.
Nei primi mesi del 1936 è Carlo Rosselli, leader di "Giustizia e libertà" in direzione a utilizzare il mezzo radiofonico come veicolo di propaganda antifascista. Si era incontrato più volte con Luigi Longo proponendogli un'azione concertata di propaganda fra "giellisti" e comunisti che avrebbe dovuto basarsi sulla fornitura di materiale stampato e di apparecchi radio a un gran numero di fuoriusciti per inviarle in Italia a incoraggiarvi l'opposizione. Ma Longo non credeva ancora giunto il momento per una preparazione, anche se solo propagandistica, del movimento insurrezionale in Italia e respinse il piano (xxxiii).
Tuttavia l'idea di Carlo Rosselli non era priva di valore, di fatto furono proprio i comunisti che adottarono l'uso della radio a scopo di propaganda radiofonica.
Con l'inizio della guerra civile spagnola l'antifascismo fece sentire la sua voce alla radio. Le trasmissioni di Radio Milano, emittente comunista, furono captate in Italia a partire dall'ottobre 1936. L'indicazione Radio Milano era fuorviante, in quanto si voleva far credere alle autorità fasciste che l'emittente si trovasse in territorio italiano (xxxiv).
L'ora delle trasmissioni, tra le 22,15 e le 23,00, era la più favorevole all'ascolto. Radio Milano concludeva sempre così le sue trasmissioni: "Compagni, amici, concittadini , uditori, la nostra emissione quotidiana è terminata. Compagni, amici ricordate ai vostri compagni, ai vostri amici, ai vostri vicini che tutte le sere alle ore 22,45 circa ha luogo l'emissione radiofonica del Partito Comunista d'Italia, Radio Milano, che emette su lunghezza d'onda di 28 metri. Fate conoscere a tutti gli italiani l'ora e l'onda della nostra emissione [...] Organizzate in Italia l'audizione delle nostre trasmissioni. Poichè non possiamo darvi il nostro indirizzo fateci pervenire le vostre impressioni e i vostri consigli all'indirizzo della nostra rivista: "Stato Operaio", Rue d'Alsace, 25, Paris, oppure scriveteci direttamente inviando lettere alla direzione di un partito comunista di un paese democratico. [...]"xxxv. Anche la radio di Stato di Madrid e di Valencia e la Radio Generalitat di Barcellona ospitarono la voce di esponenti dell'antifascismo.“ Le trasmissioni provenienti dalla Spagna mostravano come l’antifascismo italiano aveva rapidamente assimilato me tecniche della propaganda radiofonica di massa. Se infatti non mancavano limiti e difetti nei programmi per l’Italia, le trasmissioni spagnole nel loro insieme si rivelarono capaci di un uso efficace di quella che Vittorio Vidali definiva l’artiglieria dell’altoparlante. E non ci si riferisce tanto ai discorsi dei personaggi di maggior rilievo, quanto ai notiziari e agli appelli che avevano messo a frutto la più consumata tecnica del giornalismo radiofonico europeo. Le notizie militari erano sapientemente dosate attraverso filtri omissivi o diversivi in occasione delle sconfitte, mentre erano sfruttati con grande abilità gli effetti delle vittorie dei repubblicani” (xxxvi).
La cosa che impressionava il pubblico era la capacità di informare rapidamente sulla vita interna italiana. Ogni notizia riguardante disordini, malcontento, tensioni era ricca di particolari. Si metteva l’accento sulla sudditanza del fascismo alla Germania di Hitler, soprattutto in occasione dell’Anschluss.
La radio da mezzo di conquista del consenso da parte fascista si trasformava in uno strumento di informazione propaganda del movimento antifascista. " La guerra civile spagnola ha una grande importanza nella storia italiana. Tutta la gioventù italiana era senza contatto, prima del luglio 1936, con il mondo della democrazia progressiva.
Dobbiamo dirlo: l’antifascismo italiano risultava morto agli italiani; era tutto all’estero, emigrato, o era in prigione, era al confino, chiuso in se stesso e molti di noi non l’avevano mai conosciuto" (xxxvii). Vi erano solo voci fasciste. Dalle emittenti spagnole tutto l’antifascismo tornava a far sentire la sua voce dopo anni di silenzio.
“ E, poi, a rilanciare l’antifascismo nel paese, ci sono anche le radio ___ Radio Milano e Radio Barcellona ___ da dove giunge direttamente alle orecchie degli italiani la viva voce degli oppositori.
L’ascolto clandestino delle emittenti straniere si va intensificando e la propaganda radiofonica appare subito efficace, anche perché le notizie del fronte vengono immediatamente giudicate più credibili di quelle diffuse dal regime che informa solo sui successi dei fascisti e tace o minimizza le sconfitte.Le trasmissioni antifasciste sono, invece, ricche di particolari, parlano dei caduti, dei feriti, dei prigionieri,ne fanno nome e cognome: nelle città e nei piccoli centri c’è sempre qualcuno in grado di identificare il conoscente, l’amico, il parente, andato volontario in Spagna nello schieramento degli uni o degli altri” (xxxviii).
Con la guerra civile spagnola per la prima volta la radiofonia veniva utilizzata dalle opposizioni. Guerra che mostrò i segni della prima fase discendente del consenso italiano al regime fascista.
i F. Monteleone, La radio Italiana nel periodo fascista, ed. Marsilio, Venezia, 1976
ii G. Salvemini, Preludio, pag. 263.
iii F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia, ed. Marsilio, Venezia, 1992, pag. 99. "Nelle ore cocenti della storia il giornale radio diventa un'arma potente di difesa e di offesa e basti ricordare a questo proposito l'attività di Radio Strasburgo quando, prima dell'avvento di Hitler, i francesi s'illudevano ancora di poter inchiodare definitivamente la Germania a tutte le clausole di Versaglia, o il duello tra l'emittente di Monaco e quella di Vienna prima dei tragici fatti del luglio 1934, o di propaganda tedesca durante il plebiscito della Saar, o la reazione italiana agli attacchi dei giornalisti stranieri in tempi di sanzioni, o lo scontro delle antenne nazionali con le antenne rosse che ha esteso all'etere la guerra di Spagna, o l'affannosa rincorsa di Radio Daventry sulle piste arabe di Radio Bari, o infine l'acerba polemica recentemente riaccesesi in lingua tedesca tra le emittente alsaziana e i trasmettitori tedeschi con Stoccarda alla testa. E non si é forse concluso col più fulmineo, diretto ed ampio contributo della radio l'ultimo atto del dramma austriaco fino alla fusione di due stati in contrasto nell'unità concorde di un popolo solo."( E. Rocca, Panorama dell'arte radiofonica, Milano, 1938)
iv A. Monticone, Il fascismo al microfono, ed. Studium, Roma, I978.
v Il discorso di Mussolini venne richiesto nell’ottobre del 1930 dal sig. Scull, funzionario della Radio Victor Corporation of America, durante un suo colloquio col duce. Ottenuto l’assenso, vennero dall'Eiar effettuate prove di trasmissione da Prato Smeraldo, che risultarono ben percepibili negli Stati Uniti e quindi passibili di ritrasmissione. Così il 1° gennaio 1931 il breve discorso del duce poté essere trasmesso.
vi Prato Smeraldo, località ribattezzata con questo nome esteticamente gradevole proprio in funzione radiofonica, si trova sulla via Ardeatina a pochi chilometri da Roma. Da qui partivano le prime emissioni in onde corte con un trasmettitore dalla potenza di 12 Kw.
vii A. Papa, Storia politica della radio, 2°, ed. Guida, Napoli, 1980.
viii Un notiziario radiofonico giornaliero di propaganda per l’estero venne studiato nell’estate del 1929 ed affidato al giornalista Leo Negrelli; le trasmissioni dovevano avvenire dalla stazione di Roma S.Paolo gestita dal ministero delle comunicazioni e sotto il controllo dell’ufficio stampa del capo del governo. Erano pertanto a carattere ufficiale e non ancora inserite nel vivo dell’azione dell’Eiar.
ix A. Monticone, op. cit.
x A. Papa, op. cit. 2°vol.
Le fonti del notiziario albanese erano i telegrammi della Stefani, il materiale proveniente dalla legazione italiana a Tirana ed informazioni economiche fornite dalla Camera di commercio italo-orientale di Bari. E' chiaro il doppio legame, con la rappresentanza diplomatica e la penetrazione italiana in Albania operata dal ministero degli esteri con gli ambienti economici gravitanti intorno alla Fiera del Levante, interessati ad attività nella penisola balcanica.
xi Le trasmissioni di Radio Bari si componevano di notiziari, brani musicali e di conversazioni dirette ad esaltare i progressi dell'Italia fascista, a illustrare le realizzazioni del regime in Libia e a dare informazioni di carattere locale. Anche se non ebbe un ampio pubblico, data l'esiguità della audience dei paesi sottosviluppati, l'emittente pugliese era molto ascoltata negli ambienti politici ed economici arabi. Queste trasmissioni facevano parte di un disegno diffusivo strettamente collegato alla politica imperialistica fascista. Non a caso l'attività di Radio Bari si sviluppò intensamente durante l'intervento italiano in Etiopia (A. Papa, op.cit. 2° vol. pag. 23).
xii A. Papa, op. cit., 2° vol., pag. 24.
xiii A. Papa, op. cit., pag.14
xiv G. Isola, Abbassa la tua radio per favore...., ed. La nuova Italia, Firenze, 1990, pag. 219. Questa lagnanza del direttore del "Radiocorriere" diede origine ad uno scambio di lettere col direttore della sede romana dell'Eiar, ing.Renato Senigallia, che a titolo di scusa specificava: "il Notiziario di lingua tedesca [...] è compilato in italiano e tradotto in tedesco a cura dell'Ufficio Stampa del Ministero degli Affari Esteri".
xv Un duro giudizio sulle trasmissioni in spagnolo da Roma venne espresso da giornale socialista "El Socialista" di Madrid. Naturalmente da altro punto di vista gli stessi responsabili della propaganda italiana non erano soddisfatti e ritenevano che l'ascolto delle trasmissioni spagnole fosse fallimentare, forse a causa dell'orario ma anche della qualità delle notizie, del modo di porgerle e poi per il "me ne freghismo" degli spagnoli. Qualche miglioramento nell'ascolto si ebbe col mutare l'orario e con l'impegno dei nostri diplomatici e consoli in Spagna, ma le illusioni fasciste dei membri dell'ambasciata d'Italia a Madrid mostrano una mentalità ultra fascista poco adatta a sostenere una propaganda accorta e prudente (A. Monticone, op. cit., pag. 397).
xvi Il tipo di trasmissioni destinate agli Stati Uniti non teneva conto degli interessi del pubblico: per es. per una trasmissione speciale del 23 gennaio 1935 si chiese all'on. Razza una conversazione sulla emigrazione interna nelle province italiane, evidente prova di voler celebrare il regime senza saper fare propaganda. (A. Monticone, op. cit., pag. 397).
xvii La segreta identità di "Radio Verdad" fu conosciuta prima ancora che avessero inizio le trasmissioni, ma ciò non fermò la realizzazione del progetto (A. Papa, op. cit., pag. 75)
xviii F. Monteleone, La radio italiana nel periodo fascista, ed. Marsilio, Venezia, 1976.
xix Partito realmente esistito in Russia sul finire del XIX secolo.
xx A. Monticone, op. cit.
xxi 21 ottobre "Asse" Roma - Berlino; 22 maggio 1939 Firma del Patto 'Acciaio.
xxii Precisamente, in inglese, francese, spagnolo, portoghese, ungherese, bulgaro, greco, turco, serbo, croato, danese, svedese, tedesco, rumeno russo, arabo, indostano, bengalese, thailandese, cinese, giapponese, esperanto, e naturalmente italiano. Molti di questi servizi , tuttavia, erano rimasti sulla carta e non erano stati praticamente attuati (F, Monteleone, op. cit., pag. 154).
xxiii A. Papa, op. cit.
xxiv Dove, dopo lo scoppio del secondo conflitto mondiale, fu "giocata" la grande partita fra le forze dell'Asse e quelle anglofrancesi.
xxv Solo a titolo informativo dobbiamo ricordare che Radio Bari dal settembre '43 agli inizi del '44 fu la prima e unica radio libera e democratica dell'Europa continentale. Vedi A. Rossano, 1943 : Qui "Radio Bari", ed. Dedalo, Bari, 1993.
xxvi F. Monteleone, op. cit. " Particolarmente ostile nei confronti dell'Inghilterra, la stazione pugliese aveva suscitato numerose reazioni negli ambienti diplomatici e parlamentari britannici. Non a caso alla emittente italiana fu opposta [....] la stazione di Daventry che faceva anch'essa trasmissioni in arabo.
xxvii F. Monteleone, op. cit., pag. 157.
xxviii G.Isola, op. cit.
xxix G.S. Piccenardi, La casa riabilitata, in "Radiocorriere", n.13, 1936, pag. 36.
xxx Il testo del telegramma del ministero é in appendice.
xxxi A. DAl Pont-S. Carolini, L'Italia al confino, ANPPIA nazionale, La Pietra, Milano, 1983.
xxxii Relazione anonima da Empoli in Archivio del Partito Comunista, f.1452 citata da G. Santomassimo, Antifascismo popolare, "Italia contemporanea", 1980, n.140, pag.53. Anche in G. Isola, op. cit. pag.227.
xxxiiiA. Garosci, Storia dei fuoriusciti, Bari, 1953.
xxxiv L'emittente trasmetteva da Aranjuez, località vicino Madrid. Il ministero per la Stampa e la Propaganda e il ministero dell'Interno iniziarono una caccia serrata all'emittente clandestina non trascurando nessuna pista, neppure la Svizzera.
xxxv ACS, Min. Int., Dir. Gen. P.S. [1920-1945], 1937, b.57, f.K1 B11.
“Attraverso la radio il PCI accrebbe la sua area di influenza: da quel momento il rapporto con l’Italia non si materializzò solo attraverso i tradizionali canali clandestini del debole apparato di partito, ma si consolidò con il flusso di lettere degli ascoltatori, solo in parte intercettato dalla polizia. E’ questa l’altra accia dell’esplosione di entusiasmo ricordata in precedenza e uno dei nodi della cosiddetta "semina comunista". (G. Isola, op. cit. pag. 234)
xxxvi A. Papa, op. cit., 2°, pag.68.
xxxvii E. Vittorini, il popolo spagnolo attende la liberazione, "Il Politecnico", 29 settembre 1945, pag.1
xxxviii S. Colarizi, L’opinione degli italiani sotto il regime. 1929-43, ed. Laterza, Roma-Bari, 1991, pag. 232.